sabato 31 maggio 2008

giovedì 1 maggio 2008

goya: woman in prison

Composta da 80 tavole (acqueforti e acquetinte) di grande formato, viene realizzata nel 1799. Il termine ’capricci’ indica quei pensieri stravaganti che danno origine a raffigurazioni di fantasia, e che risente di un’influenza italiana (gran parte del 1770 lo passerà a Roma), a sottolineare il continuo interscambio culturale che Goya ebbe col nostro paese.

Caratterizzati da una satira pungente e a volte grottesca, descrivono con grande lucidità tutti i mali, i pregiudizi, gli inganni e le menzogne della società spagnola dell’epoca, non tralasciando nessuna delle sue classi, da quelle più povere, alla Chiesa, alla nobiltà, persino alla famiglia reale. Come ebbe modo di dire lo stesso Goya, nel Diario de Madrid del 6 febbraio 1799: “L’autore, essendo persuaso del fatto che la censura degli errori e dei vizi umani (benché propria dell’Eloquenza e della Poesia) possa anche essere oggetto della Pittura, ha scelto come argomenti adatti alla sua opera, tra la moltitudine di stravaganze e falli comuni di ogni società civile, e tra i pregiudizi e menzogne popolari, autorizzati dalla consuetudine, dall’ignoranza o dall’interesse, quelli che ha ritenuto più idonei a fornir materia per il ridicolo e a esercitare allo stesso tempo la fantasia dell’artefice".

La loro pubblicazione procurò un immediato e sdegnato scandalo, dovuto al fatto che molti vi si riconobbero ritratti, al punto che dovette intervenire la Santa Inquisizione impedendo la circolazione delle stampe ritenute blasfeme e scandalose.

Nei Capricci, Goya esplora un vasto panorama di comportamenti, dalla frivolezza delle giovani fanciulle che sperano di accalappiare un ricco marito spesso con l’aiuto di donne più anziane che dispensano loro consigli, alle condotte viziose degli uomini di potere invischiati in losche vicende di corruzione e prostituzione, alla vanità della nobiltà, spesso rappresentata con delle maschere nel loro continuo voler apparire ciò che non sono, o la cattiva educazione impartita da genitori poco accorti ai loro bambini. Un grande capitolo viene dedicato alla stregoneria, molto spesso ritratta nella sua più cruda bestialità; ne è un esempio la tavola Soffia, dove alcuni bambini vengono mangiati durante una festa notturna oppure in A caccia di denti dove una strega cava i denti ad un impiccato.

La fortuna immediata dei Capricci fu scarsa, al punto che Goya, dalla cui vendita sperava in un ottimo guadagno, si vide costretto a cedere l’intera prima tiratura al Re Carlo IV, in cambio di una borsa di studio per il figlio Javier. Il successo della serie aumentò con la seconda edizione del 1855, fino a diventare una delle opere grafiche più importanti e celebrate della storia dell’arte.