sabato 18 aprile 2009

SIMONETTA

Dopo 19 anni potrebbe esserci una svolta nel giallo sull'omicidio di Simonetta Cesaroni
La procura di Roma ha depositato gli atti, passo di solito seguito da una richiesta di rinvio a giudizio

Delitto di via Poma, indagini chiuse
Il pm: processate l'ex fidanzato

Tra le prove dell'accusa anche la compatibilità tra l'arcata dentaria dell'indagato
e l'impronta del morso trovata sul seno sinistro della ragazza dopo la morte


Delitto di via Poma, indagini chiuse Il pm: processate l'ex fidanzato

Raniero Busco ai funerali di Simonetta Cesaroni

ROMA - Dopo 19 anni potrebbe esserci un processo per l'omicidio di via Poma. La procura di Roma ha chiuso l'inchiesta, con il deposito degli atti, passo che solitamente prelude a una richiesta di rinvio a giudizio, contro Raniero Busco, l'ex fidanzato di Simonetta Cesaroni, come già anticipato da alcune indiscrezioni di un paio di anni fa.

La ragazza venne uccisa con 29 coltellate il 7 agosto del '90 negli uffici degli ostelli della gioventù dove lavorava, nel quartiere Prati. Il pm Ilaria Calò e il procuratore Giovanni Ferrara hanno ipotizzato a carico di Busco il reato di omicidio volontario.

A comunicare a Roberto Busco la conclusione dell'inchiesta è stato l'avvocato Paolo Loria che lo assiste da anni. "Il mio cliente - ha detto il difensore - è rimasto sorpreso. Ora esamineremo la perizia e tutte le altre risultanze istruttorie e poi vedremo quali problematiche si affacciano per la difesa. Anche perché non è sicuro che si arrivi ad un processo". Busco, intanto, mantiene il massimo riserbo sulla vicenda giudiziaria: "Si continua a dichiarare innocente", ha concluso il penalista. Il deposito degli atti è stato notificato al difensore il quale ora entro 20 giorni dovrà presentare le sue richieste istruttorie.

A sostegno dell'accusa, tra l'altro, c'è anche una consulenza affidata a due dentisti e due medici legali che ha stabilito una compatibilità tra l'arcata dentaria dell'indagato e l'impronta del morso trovata sul cadavere, sul seno sinistro, dopo la morte. Secondo gli esperti, c'è una particolarità che si ripresenta. L'esame era stato disposto in seguito agli accertamenti del dna compiuti dal Ris su una traccia di saliva rinvenuta sul corpetto che indossava la vittima e risultata appartenere all'ex fidanzato. Un elemento, quest'ultimo, importante, ma non decisivo perché non collocabile temporalmente sulla scena del delitto. I due ragazzi, infatti, si erano visti il giorno prima dell'omicidio, come ha raccontato a suo tempo alla polizia lo stesso indagato.

Quanto alla macchia di sangue rinvenuta sulla porta dell'ufficio di via Poma, i consulenti della procura di Roma, Vincenzo Pascali, Marco Pizzamiglio e Luciano Garofano avevano così concluso: "La traccia rossastra sul tassello di legno è riconducibile a sangue. La quantità di materiale genetico estrapolata dalla medesima è risultata estremamente esigua. Le analisi della traccia ematica hanno consentito di estrapolare un assetto genotipico complesso, in cui la componente maggioritaria è costituita dalla vittima, in associazione ad una componente largamente minoritaria riconducibile a materiale genetico maschile. La valutazione globale dei dati ottenuti concorda con quanto affermato nella relazione degli esperti spagnoli, il che non permette di escludere né di confermare la presenza di materiale genetico di Raniero Busco, nel profilo complesso estrapolato dalla macchia di sangue in reperto. Lo stesso assetto genotipico complesso è stato confrontato con i profili genici di tutti gli altri soggetti precedentemente considerati nell'ambito dello stesso processo, escludendo qualsivoglia compatibilità".

Per la procura, quindi, la circostanza che sia stata esclusa la presenza di tracce di altri soggetti maschi depone come indizio a carico di Busco. Nessun contributo utile era arrivato, invece, dall'analisi delle tracce biologiche rilevate sul vetro dell'ascensore, sul lavatoio condominiale, sul tagliacarte, sulla cornice di un quadro presente nella stanza dove è morta Simonetta e su alcuni oggetti personali della vittima (orologio, ombrello pieghevole, fermaglio per capelli).

Anche l'alibi di Busco, per la procura, non è considerato sufficiente. Il ragazzo, infatti, sostenne che al momento del delitto si trovava in compagnia di un amico ma questi negò affermando che quel giorno era al funerale di una parente a Frosinone.

"La famiglia Cesaroni non può che essere soddisfatta soprattutto per la continuità e la perseveranza dimostrate dalla procura nel perseguire un delitto così efferato - ha detto il legale Lucio Molinaro - La soddisfazione sarà maggiore se da un'indagine così accurata si arriverà a un risultato positivo dal punto di vista processuale".

(18 aprile 2009)

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